La prima cosa che ho capito leggendo dell’aura è che mi trovavo proprio in una di quelle situazioni in cui tutto quello che imparavo leggendo e facendo gli esercizi poteva essere vero ma poteva anche essere pura suggestione. Alla fine ho deciso che non mi importava, suggestione o no, l’importante è che funzioni. Quindi ho provato a vedere la mia aura in una stanza con poca luce, a guardare senza sforzo tra la punta delle dita a una distanza di circa un centimetro le une dalle altre, poi ho provato a spostare una mano in su e l’altra in giù, qualcosa ho visto. Avevo letto che bisogna esercitarsi a usare la visione notturna, i bastoncelli (credo, li ho sempre confusi con i coni, insomma quella cosa lì). In realtà le prime volte si vede davvero poco, attimi, qualche bagliore violaceo e la sensazione di essere vittime di una illusione ottica (ma abbiamo detto che non ce ne frega niente) di sicuro ci vuole costanza, non fatevi abbattere e se l’idea vi piace, insistete. Io ad esempio mi diverto esercitandomi a osservare quella delle persone che incontro per caso, vedo poco,  lo ammetto, nulla il più delle volte, ad essere sincera, però non ho intenzione di desistere. Ciò che davvero ha funzionato è stato pettinare l’aura. Dovete immaginare di avere delle dita più lunghe di quelle che avete di almeno quindici centimetri e poi utilizzarle come se doveste ravvivarvi i capelli, facendo  quel gesto intorno al corpo, provate, è piacevole, oppure potete farlo voi a un amico e chiedere a lui di farlo con voi, pettinando l’aura rimettete un po’ le cose a posto, state un po’ meglio, esattamente come per i capelli, solo che il beneficio non è estetico. Lo sforzo vero è non ridere, ma ce la potete fare.

 

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