Stamattina ho visto in rete un fotogramma di Nanni Moretti tratto da Caro Diario con questa didascalia: sono felice solo in mare. Siccome lui indossa una giacca e scrive, immagino si riferisca al viaggio in traghetto, non mi ricordo questa scena del film, deduco.

Credo che sia una di quelle immagini che arrivano in base alla profilazione dell’utente, in effetti ieri ho parlato con una mia amica di Caro Diario e abbiamo pure parlato del mare e della Sicilia.

A parte l’aspetto inquietante della profilazione, ma ci vorrebbero e ci sono, biblioteche a parte sull’argomento perché non credo che il mio post contribuirà significativamente al dibattito, mi chiedevo perché a me fa lo stesso effetto il viaggio in mare, persino un piccolo tratto in vaporetto a Venezia o a Istanbul mi rende felice. Forse il vento, la sensazione di ignoto ma rassicurata dalla meta, forse l’odore salmastro che attiva la sensazione di benessere, forse l’eterno viaggio di Ulisse. Vado, conquisto il mondo e torno, forse. Ma forse non torno, dipende da quello che trovo.

Forse anche la certezza che non torni mai comunque nella stessa maniera in cui sei partito, l’avventura che nel peggiore dei casi, almeno faranno i tuoi occhi, quello che vedrai e non sai, quel che ascolterai e ancora non ascolti. Oppure banalmente il bisogno di allontanarti da te, dai tuoi pensieri, dal tuo futuro che per quanto ancora inesplorato, un semplice calcolo statistico ti fa intravedere. Ma è lo stesso, dio benedica il mare e l’avventura che racconta e che promette.

 

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