da Gallinacciainfuga | Feb 20, 2025 | libri
In cerca di stimoli per affrontare la nuova scrittura, mi sembra di imbattermi solo in storie familiari, saghe o anche racconti su genitori scomparsi, eroici oppure violenti. Quindi ho letto anche l’Anniversario di Andrea Bajani, autore di cui avevo perso le tracce. Leggo poco gli autori italiani perché, come sentii dire da Eco intervistato da una radio francese, se sono più bravi di me mi scoccia e se sono meno bravi di me, mi scoccia ancora di più. Comunque Bajani era uno di quelli che leggevo, ma poi ci fu un piccolo contenzioso, diciamo così.
Quando pubblicai il libro sull’affaire Marie Trintignant – Bertrand Cantat, il settimanale, importante, che se ne occupò, chiese ad Andrea Bajani di scrivere qualcosa a riguardo. Ma lui rifiutò, siccome si trattava di un giornale come ho già detto, importante e che lo avrebbe anche pagato bene, le ragioni addotte mi sembrarono inverosimili, disse che non poteva perché aveva delle scadenze improrogabili, cose così. Ovviamente si trovò un’altra soluzione e la cosa finì lì. Però io ci ho sempre ripensato, poiché sono anche convinta di essere finita in una specie di libro nero a causa di quel libro che probabilmente oggi sarebbe impubblicabile, e quindi quando ci ripensavo sentivo una specie di dispiacere, come se lui, più furbo di me, si fosse tenuto alla larga da quella storia.
Leggendo L’ Anniversario ho capito, e gli ho voluto bene come se lo conoscessi. Mi dolgo di avergli proposto indirettamente di occuparsi del mio libro e posso dire davvero che il tempo mi ha svelato la ragione di quel rifiuto. Andrea Bajani ha scritto un libro potente e delicato, misurato e fortissimo, che ho cominciato a leggere dicendomi: vediamo se mi convince e che ho lasciato solo quando l’ho finito, restando immobile sulla poltrona per tutto il pomeriggio fino alla sera. Soffrendo e ammirandolo per tutto il pomeriggio fino alla sera.
da Gallinacciainfuga | Feb 1, 2025 | cancro al seno metastatico, Cose di Galline, Fuga
dalla Feltrinelli della stazione centrale di Milano si può aggiornare un blog. Mi pare un buon vantaggio. Aggiornare #gallinacciainfuga.it da Milano, mi fa sentire clandestina quasi come se leggessi Lolita a Teheran, ok scherzo.
Sono a Milano dalle 7 e 50 di ieri mattina, sono riuscita ad arrivare in aeroporto con un certo anticipo come se non potessi perdermi qualcosa della giornata che mi aspettava. In Humanitas dalle 8.30 mi sono messa pazientemente ad aspettare il mio turno per la colazione, ooops, per il prelievo ovviamente. Alle 10,30 mi sono accorta che però qualcosa non andava. L’attesa era troppo lunga e poi continuavano a scorrere numeri che ero certa fossero successivi al mio. All’inizio mi sono detta che forse c’erano delle urgenze, forse c’erano persone che dovevano fare terapie per cui avevano necessità di fare prima i prelievi, forse c’era più gente del solito. Ho chiesto al responsabile di sala se ci potesse essere un disguido e lui, come uno che sapeva benissimo che poteva esserci un disguido è entrato nel box prelievi e ha chiesto. L’infermiera non trovava il mio nome in elenco, pur avendo io fatto prenotazione e accettazione, mi ha comunque chiamata per nome invece che con il numero e alla fine ha appurato che la segretaria non aveva chiuso la pratica che però era in ordine. Dovendo fare la Tac nel pomeriggio era troppo tardi per fare colazione e quindi ho atteso, ho atteso e ho atteso. Fino alle 18.30. Quando finalmente ho vinto l’accesso alla TAC, è incredibile la gioia che ti può dare fare una Tac se aspetti.
Dopo la TAC ho raccolto le mie cose per uscire di corsa ma poi quando stavo per guadagnare l’uscita mi sono ricordata che dovevo farmi togliere l’ago con cui mi avevano infuso il liquido di contrasto e quindi sono tornata dall’infermiera della radiologia. Che però non c’era. Ma poi è arrivata e quindi sono uscita. Mentre riattraversavo il corridoio ho pensato che se non trovavo il taxi avrei fatto prima a uccidermi, così per risparmiarmi la fatica di trovare una soluzione. MA il taxi c’era e quindi ho dovuto aggiornare i programmi. In albergo però ho scoperto che non c’era il ristorante e quindi per mangiare sarei dovuta uscire. Lo so potevo ordinare qualcosa, potevo capire se mi rimediavano qualcosa. Potevo. Ma non avevo la forza di fiatare così sono andata a dormire e più che un sonno deve essere stato uno svenimento perché fino alle 8 di mattina non ho capito più nulla.
Sono scesa a fare colazione, ho scelto accuratamente il cibo che non avesse minimante a che fare con una dieta anti infiammatoria e ho mangiato e bevuto latte e caffè, pessimo ma pazienza.
Ora dalla Feltrinelli della stazione centrale, attendo il treno che mi porterà a Rimini e la giornata di ieri mi sembra lontanissima
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