In cerca di stimoli per affrontare la nuova scrittura, mi sembra di imbattermi solo in storie familiari, saghe o anche racconti su genitori scomparsi, eroici oppure violenti. Quindi ho letto anche l’Anniversario di Andrea Bajani, autore di cui avevo perso le tracce. Leggo poco gli autori italiani perché, come sentii dire da Eco intervistato da una radio francese, se sono più bravi di me mi scoccia e se sono meno bravi di me, mi scoccia ancora di più. Comunque Bajani era uno di quelli che leggevo, ma poi ci fu un piccolo contenzioso, diciamo così.
Quando pubblicai il libro sull’affaire Marie Trintignant – Bertrand Cantat, il settimanale, importante, che se ne occupò, chiese ad Andrea Bajani di scrivere qualcosa a riguardo. Ma lui rifiutò, siccome si trattava di un giornale come ho già detto, importante e che lo avrebbe anche pagato bene, le ragioni addotte mi sembrarono inverosimili, disse che non poteva perché aveva delle scadenze improrogabili, cose così. Ovviamente si trovò un’altra soluzione e la cosa finì lì. Però io ci ho sempre ripensato, poiché sono anche convinta di essere finita in una specie di libro nero a causa di quel libro che probabilmente oggi sarebbe impubblicabile, e quindi quando ci ripensavo sentivo una specie di dispiacere, come se lui, più furbo di me, si fosse tenuto alla larga da quella storia.
Leggendo L’ Anniversario ho capito, e gli ho voluto bene come se lo conoscessi. Mi dolgo di avergli proposto indirettamente di occuparsi del mio libro e posso dire davvero che il tempo mi ha svelato la ragione di quel rifiuto. Andrea Bajani ha scritto un libro potente e delicato, misurato e fortissimo, che ho cominciato a leggere dicendomi: vediamo se mi convince e che ho lasciato solo quando l’ho finito, restando immobile sulla poltrona per tutto il pomeriggio fino alla sera. Soffrendo e ammirandolo per tutto il pomeriggio fino alla sera.
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