La buona ragione per essere qui e ora la trovo spesso nell’essere altrove alla ricerca di uno spaesamento. Potrebbe essere una risposta pavloviana agli stimoli di un’epoca, sia pure al tramonto, di viaggi low cost in cui concentrare due foto e un sospiro. Potrebbe ma non lo è.

La ricerca dello spaesamento per me è radici. Non sto inseguendo il paradosso facile, provo a spiegarlo.

Per ragioni trascurabili, pur avendo ricercato sempre o avendo sempre creduto di cercare un centro,  non l’ho davvero mai trovato ma è come se ogni volta lo raggiungessi e lo ritrovassi  esploso in mille centri, solo così recupero una parte di me nel movimento, nel non essere a casa sono a casa e lo sono proprio mentre sono spaesata tra luoghi che non conosco.

La dimensione non è quella della fuga, quella è solo una dimensione apparente, ma dell’eterno ritorno a casa, anche se non so dove è. Così casa è dove ritrovo un oggetto che mi è stata caro, un profumo che non avevo sentito e che diventa  insostituibile, un sogno che non avevo ma che ora mi appare imprescindibile, una sensazione nuova eppure antica. Così casa è il viaggio nella mia ricerca di centro.

Da quando lo so ho smesso di disperarmi per i mille pezzi di me dispersi mentre cercavo di raccoglierli e tenerli stretti, io sono quei pezzetti disperati e dispersi. Li raggiungerò uno ad uno nel movimento tra l’uno e l’altro, come si fa per congiungere i puntini tratteggiati e sarò sempre tra un puntino e l’altro e non mi fermerò mai

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