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Brighton dista da Londra circa un’ora, decidemmo di andarci in una mattina di novembre, cosa sapevo di Brighton? Ripensavo alle scene del film tratto dal libro di Graham Green, Fine di una storia, con Ralfh Fiennes. Ricordavo il Pier, poi una giostra, l’atmosfera lattiginosa, da fine di una storia. Decadente e triste. Però mi piaceva l’idea di fare una gita e J., che in quei giorni era una compagnia insolitamente paziente e con lo sguardo rivolto a me, la scelse come destinazione. Così prendemmo il treno da King’s Cross, dove io cercai con lo sguardo il binario di Harry Potter ma non lo dissi a J., per non essere derisa. Molto tempo dopo, come se si fosse accorto della mia ricerca, ma non mi avesse detto nulla per non imbarazzarmi, mi disse che a King’s Cross, c’è solo una targa che parla di Harry Potter e del suo binario, dove i ragazzini fanno i selfie, beh gli dissi, non è che uno si aspetta proprio di trovare il binario numero 9 e tre quarti, senza sentire la mia risposta continuò dicendomi che nel libro l’autrice descrive la stazione di Euston, pur  chiamandola King’s Cross e che poi a King’s Cross avevano dovuto rimediare con una targa alla fama improvvisa e immeritata. Va bene, aggiunsi, immeritata, non esageriamo, stiamo parlando di una storia in cui c’è poco di realistico. Va bene mamma, hai capito, chiuse l’argomento.

Comunque quel giorno andammo a Brighton e c’era il sole, il sole inatteso e prezioso di inizio novembre a Brighton. La città non è grande, la girammo forse in un paio d’ore e con tutta calma, a me sembrò una piccola Londra, con un lato più bohémienne e struggente, per via del mare.

Ci fermammo a mangiare in uno di quei ristoranti che si affacciano sulla strada del mare, un grande ristorante pieno di gente che mangiava pesce, crostacei, e che sembrava felice.

Anche io lo ero, in quel modo un po’ vago in cui si può essere felici dopo un grande spavento, quando ancora non sai se il pericolo è scampato però ti senti bene per il solo fatto che c’è il sole, sei lì, il mondo non si è fermato e ti promette altri giorni luminosi. Dopo il pranzo, riprendemmo la passeggiata sulla spiaggia, ci fermammo a guardare i piccoli negozi che cominciavano al chiuso e proseguivano sulla spiaggia, disponendo gli oggetti ordinatamente e con quella grazia compiuta che per ragioni che mi sfuggono, ritrovo solo in alcuni luoghi, altrove, quel metodo, diventa, suk. Mi piacque così tanto che volli qualcosa da riportare a casa, da tenere con me per sempre. Trovai un bellissimo bricco, a forma di scatola di latte con una apertura su uno dei due lati, che riproduceva l’apertura quotidiana della scatola del latte fresco. Sul piccolo bricco di porcellana c’è il disegno di un gatto, riprodotto per ogni lato, ma non si tratta di un oggetto lezioso, è un oggetto che io guardo tutti i giorni quando apro la credenza per prendere la mia tazza mattutina, è un bricco pieno di poesia, bianco e indaco, il ricordo della mia giornata a Brighton piena di poesia e di passi amorevoli e silenziosi.

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