L’alba sembra non arrivare mai,  ho tante cose a fare perché questo è il giorno divino, quello in cui smetti di pregare. E di aspettare. E’ il giorno in cui non ti basta sperare. Ho deciso, non ti aspetto più giorno luminoso, ti accendo. Smetto di aspettare che qualcuno mi chiami e mi dica, dai andiamo. Esco da sola, smetto di aspettare che tu abbia tempo, mi prendo tutto il tempo che voglio, senza chiedere, smetto di elemosinare. Il giorno in cui decido di andare e vado, no non è una dichiarazione di guerra, vi amo, vi adoro, tutti. Ma non è colpa mia se i nostri tempi non coincidono, io vado. Devo andare, ho tante cose da fare, non posso più aspettare. Che la giornata sia quella giusta, che i soldi siano abbastanza, che stelle abbiano la giusta congiuntura, che la testa smetta di girare, che il mondo smetta di girare. Cosa c’è da spettare? Apparecchierò con la mia tovaglia più bella, berrò nei bicchieri più preziosi. Per cosa li conservo? Tirerò fuori dai bauli quell’inutile corredo, quelle camicie da notte che non potrei stirare neppure avendo un fine settimana di tempo, e me ne andrò a Parigi, forse pure in Bretagna e visto che ci sono anche in Cornovaglia. Farò quello che voglio, perché se no quel giorno in cui potrò fare quello che voglio non arriverà mai e io non voglio arrivare a quel giorno in cui non c’è più tempo e accorgermi di aver passato la vita a sprecare tempo. Vado e non so se torno, vado e non so se poi ti riconosco, vado perché vagare è l’unica cosa che mi tira su il morale.

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