Sono dieci anni che vado a Londra a intervalli di circa tre o quattro mesi, a parte gli infiniti anni del covid, ma solo la data di novembre è fissa, non so neppure perché, forse lo considero un mese difficile da sostenere e allora tanto vale sostenerlo a Londra, che negli anni è diventata un po’ casa, per ragioni che chi conosce capisce e chi non conosce può tranquillamente ignorare.
Londra è un po’ casa e un po’ altrove.
In questi dieci anni ho visto trasformarsi la città e ribaltarsi la mia vita, la notizia della morte di mio padre mi ha raggiunta qui e mi ha convinta maggiormente del legame profondo, intrecciato alla mia storia, non solo a quella di mio figlio, che ho con la città. Ho un portamonete che porto sempre con me quando parto per Londra, che mi serve a non confondere le sterline con gli euro, che mi serviva sarebbe giusto dire, visto che a Londra vivo tranquillamente con la carta di credito senza dover litigare con i tassisti e senza subire gli sguardi di odio degli esercenti se pago anche solo un caffè.
In quel portamonete ho una piccola tessera di legno, probabilmente formava un bracciale, comprata a Brick Lane, in cui è raffigurato San Michele Arcangelo.
E’ sempre lì dentro e la guardo ogni volta che sto per partire e ogni volta mi chiedo perché non la tolgo da lì, visto che mi piace così tanto.
Non so cosa ci facesse una tessera con una raffigurazione di San Michele Arcangelo in un mercatino dell’east London frequentato da miscredenti, al più qualche anglicano, non so neppure bene cosa mi ha attirato di quell’immagine di San Michele Arcangelo, però ricordo esattamente il momento in cui l’ho raccolta dalla bancarella e l’ho stretta nella mia mano, lo ricordo perché ricomposi nella mia memoria tutto quello che sapevo dell’iconografia e dell’agiografia di San Michele e siccome trattasi di potentissimo angelo, pensai di tenermelo stretto.
Un po’ scherzando e un po’ no.
Che poi è più o meno il rapporto che ho con la religione.
Quella piccola tessera con San Michele Arcangelo esce di casa con me solo quando vado a Londra, poi resta lì come se fosse qualcosa che continua a vivere altrove, anche se è nel solito cassetto, è l’unica cosa che non cambia tra me e Londra. E naturalmente il mio piano inconscio è che continui a dominare e ad avere la meglio con quella sua spada sul male, continui a condurre la sua battaglia come nell’Apocalisse contro il drago e soprattutto lo faccia mentre io mi preoccupo semplicemente di continuare a custodirlo nel mio portamonete a pois.
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