(…)Il primo giorno abbiamo fatto una gita a Mysore e attraversato un parco nazionale, la strada che attraverso il parco di sera è interdetta. Nel parco ci sono tigri, elefanti, cervi, scimmie e il nostro autista ha giurato di aver visto una tigre, io non l’ho vista e poi non è che posso impressionarmi per una tigre, venendo dalla città del zoosafari. Però ho visto una famiglia di elefanti, dal finestrino, proprio come allo zoosafari. Sempre su quella strada all’interno del parco, c’è una specie di frontiera, perché Mysore è un altro stato. E’ sempre India certo, ma l’India è una federazioni di regioni-stato. A Mysore abbiamo visitato il palazzo reale e fatto il primo bagno di folla, ma non era così caldo inferno come mi avevano detto, il palazzo reale era bello forse, ma la cosa che mi incantava di più era guardare le famiglie di indiani che visitavano il palazzo, guardare le loro facce, i loro vestiti, poi, dopo aver ritirato le scarpe, perché naturalmente tutta la visita avviene a piedi nudi, siamo state invitate a comprare cetrioli, ghirlande di fiori, bracciali.
Quel giorno abbiamo visitato pure un tempio in cui prima di entrare (o dopo non l’ho capito) puoi interrogare il cocco e stabilire come andranno le cose, l’oracolo del cocco insomma. Tu prendi un cocco e lo rompi in una zona adibita alla rottura del cocchi, fa ridere ma è così, e poi osservi. C’era tanta gente che rompeva il cocco e poi andava via. No, io non ho rotto il cocco, certe domande secondo me è meglio non farle, perché poi devi tenerti le risposte. Qualsiasi esse siano e se invece non ci credi, molto meglio non farle e se anche non ci credi e l’esito è negativo, il tarlo ti resta, nel dubbio, astenersi. (…)
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