Quello in cui ti svegli presto, molto presto così presto che ti chiedi: ma che faccio in piedi a quest’ora, tra quanto tempo potrò rivolgere la parola a qualcuno e che fine ha fato quella ragazza a cui non si poteva rivolgere la parola prima di due ore da viva perché il risveglio era una condizione che la lasciava per mezza mattina con i sintomi da stress post traumatico?

Boh? Il giorno in cui capisci che invece se chiederti se ci sarà una prossima vita a riabilitarti e a riabilitare tutte le merdacce incontrate o a riparare tutte le malefatte tue di questa vita, realizzi che la reincarnazione esiste ed è quella che una, tre, quatto, cinque volte, come Pinocchio, finisci col realizzare in una stessa vita. Se quel giorno ti senti mistica comprendi che se vale per il corso di una vita potrebbe essere come una esperienza omeopatica di quello che ti aspetta dopo. Ma per fortuna non ti svegli mai mistica e cerchi nell’armadio, invece di quella ragazza, una cosa da metterti, anche se fuori non c’è ancora luce e pensi a quanto è bello quel tempo in cui non puoi parlare con nessuno, sei sospeso nell’universo, nascosto agli dei, tra te e te, puoi fare di quel tempo quel che vuoi: leggere, scrivere, pensare, non pensare, uscire, camminare, respirare, meditare, fare yoga, sentirti grata, connetterti con il mondo. Invece ti fai un caffè.

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