Siccome è tempo di bilanci e la malinconia scorre, vorrei aggiungermi alla lista dei sabotatori della gioia e parlare di quando, tra cento anni, vedrò scorrere le scene fondamentali del film della mia vita. So già chi saranno gli interpreti principali, so tante di quelle cose che potrei anche cominciare a dirle, poi prometto che cercherò di aggiungerne altre e ancora altre e che il film alla fine sarà lunghissimo e che io non dimenticherò nulla e aggiungerò tutto e me lo porterò di là, non lo lascerò in balia di questo Natale.
Ma intanto vorrei fissare lo sguardo di Pierluigi mentre io cambio espressione perché non sto bene e gli rovino la romantica cena a Parigi, quello sguardo che comprendeva preoccupazione, desolazione, paura e bisogno di proteggermi, la mano che paga il conto del ristorante e ferma un taxi e poi non ricordo più niente, me lo ricordo soprattuto nei momenti in cui vorrei strozzarlo, perché ci sono anche quei giorni.
Lo sguardo preoccupato di Titti che contrasta con le parole rassicuranti durante un’altra cena (ho l’abitudine di rovinare cene) a Bologna dopo una giornata che fa parte di un altro campionario, quello dei giorni più tristi in cui però lei era con me, lo sguardo che comprende e vede e la voce che rassicura, la sua voce che tenta di minimizzare e mi convince, come fa sempre.
Io a Milano, stesa su un tavolo che non descriverò perché il mio intento è farvi piangere facendo finta di non volerlo, che penso che le cose più orribili a me succedono a luglio ma poi penso che luglio è solo il culmine delle cose orribili e che magari da agosto sarà tutto in salita, magari.
La telefonata dell’editore che mi fa saltare di gioia per mezz’ora, la prima, prima ancora di capire che la mia vita non sarebbe cambiata,o meglio sarebbe cambiata ma non come pensavo io.
La telefonata di Leo in cui mi dice che M. si sposa, continuerà pure a cercarti, ma a maggio si sposa. E mille e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo e non ti bastano per piangere le lacrime di tutto il mondo.
La telefonata di Jacopo che mi dice che non viene a Natale.
La telefonata di Jacopo che mi dice che viene a Natale.
Le telefonate di Jacopo in generale, perché sono sempre così poche, ah già, c’è what’s up.
Rivedere Mariella dopo tanti anni.
Rivedere Giovanna e proprio a Rimini.
Rivedere Firenze con Donata.
Sapere che Parigi è sempre lì e che nel 2018 la rivedrò perché una scena dal futuro, ci vuole.
Buon Natale.
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