“Non preoccuparti, non c’è alcuna fretta Olivia, possiamo vederci dopo o domani o un’altra volta.”

L’ho scampata anche oggi, niente parole sagge e cose giuste da fare, Olivia non verrà, la raggiunge sua madre e deve andare a prenderla in aeroporto. Neppure Al sembra contento, quindi oggi nessuno è contento, peccato perché almeno nella loro contentezza speravo.

Il caldo a quest’ora è forte, sul mio piccolo  terrazzo è impossibile stare nonostante l’ombra, sono costretta a rientrare. Mi siedo sul letto e il mare visto dalla penombra mi sembra ancora più azzurro, vedo solo il mare, a sinistra, ma devo sporgermi oltre il letto, le due cupole blu di Oia, poi in lontananza, Imerovigli. Difronte a me la caldera, come se fossi in mare aperto, quando guardo davanti a me ho sempre la bocca un po’ aperta. Potrei dimenticarmi di tutto, potrei credere di essere sempre stata qui. Potrei dimenticare anche di esistere.

MI addormento e mi risveglio, guardo e penso che sarebbe bello morire qui. Mi ricordo di una canzone turca che dice: diventa morte e vieni a prendere la mia anima.

Deve essere l’atmosfera a rendermi così tragica, i colori così forti, sapere di essere appoggiata su un vulcano già esploso. Tu non diverresti morte per venire a prendere la mia anima. E poi non sapresti dove trovarla.

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