La prima cosa da fare per garantire alla giornata il fulgore che fino al giorno prima avevo tanto agognato era la mia pratica di yoga. Avevo dovuto superare anni di pregiudizi sulla pratica e su chi praticava, avevo dovuto superare anni di pregiudizi su ogni cosa, forse cominciavo a essere libera di scegliere di fare le cose che mi piacevano senza la necessità di fare cose giuste, di buon senso o anche solo che piacessero agli altri. Potevo fare della mia giornata quasi quel che volevo. Ma chi l’ha provato lo sa, è come uscire dalla cattività, essere in grado di assumersi la responsabilità di sé stessi, essere liberi, è come cominciare una discesa da un dirupo senza alcuna protezione, difficile e spaventoso. Se fosse più facile ci sarebbero persone più contente della loro vita, del resto.

La mia pratica cominciava con le mani giunte e l’ohm ripetuto per tre volte durante una respirazione consapevole. Ammetto che su quel piccolo terrazzo e con quella vista, non c’era neppure il bisogno di concentrarsi per trovare la propria pace. Cercare la pace nella bellezza era esattamente quello che mi riproponevo di fare e mi bastava alzare lo sguardo.

Alzare e abbassare lo sguardo durante il saluto al sole, inspira e espira, guarda il mare, guarda il cielo, guarda la terra, non perdere la concentrazione, tieni tutto, resta qui. Non c’è altro che questo momento, sii grata.

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