(…)Gli ultimi due anni di liceo avevo un fidanzato che mi amava tanto, almeno quanto la sua famiglia mi odiava. Aveva una mamma e una zia che cucivano e così si offrirono di preparare i vestiti di carnevale per una competizione che perdemmo. Andammo a prepararci al ballo, insieme al gruppo che avrebbe partecipato con noi, da sola non sarei stata tollerata, e ricordo che dovevo indossare una specie di cuffia, per infilare la quale la mamma del mio fidanzato pensò bene di spazzolarmi i capelli. I miei capelli ricci e tendenti al crespo spazzolati mi avrebbero resa un istrice, era proprio una di quelle cose da non fare mai. O la piega con spazzola e phon, ma fatta da uno bravo, oppure si potevano pettinare solo prima del risciacquo col balsamo di cui facevo grande uso. Ma non osai oppormi e sentii su di me tutto il disappunto e il disprezzo di quella donna che cercava inutilmente di districare i miei capelli, mi sembrò di avere i serpenti al posto dei capelli, come Medea. Non le piacevo e dopo aver tentato di domare la mia chioma,  le sarei piaciuta ancor meno. Restai zitta e immobile consapevole che mai e poi mai avrei potuto togliermi quella cuffia ridicola durante la serata (…)

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