(…)I miei capelli durante l’estate potevano crescere perché mia madre durante l’estate aveva da fare, si provvedeva al taglio militaresco prima dell’estate e fino a quando ricominciava la scuola non se ne  parlava più. Non si parlava di nulla a dire il vero, le cose importanti erano altre e allora io mi cercavo alternative, mi dimenticavo il mio aspetto perché era l’unico modo per sopportare come mi acconciavano e almeno in estate facevo quello che mi pareva. Nessuno mi guardava, iniziava la mia libertà.

Mi sarebbe piaciuto avere qualcuno che mi guardasse senza disapprovare i miei capelli. Ma in mancanza di quello mi cercavo qualcosa da guardare io.

Così passavo le mattinate in spiaggia, in acqua e con le amiche venute dalla città quasi mai interessanti quasi mai gentili ma almeno avevo qualcosa da fare, il mare e poi il pranzo e poi i pomeriggi in cui dovevo sopportare i rimproveri perché non ne volevo sapere di dormire e poi vestirmi per la sera, le passeggiate della sera il colore del cielo che da violetto diventava lapislazzulo e le stelle infinite, l’odore della salsedine, il bagliore delle luci della costa sul mare, quel bagno di bellezza era la consolazione della mia solitudine. La mia e quella dei miei capelli.

Poi cominciavano le litigate per andare a letto, io che non volevo andare a casa da sola, mia madre che mi intimava di farlo, senza capire mai la mia disperazione. Non potevo andare a casa senza di lei e quando mi diceva che c’era mia sorella mi faceva sentire ancora peggio. (…)

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