da Gallinacciainfuga | Gen 12, 2025 | cancro al seno metastatico, Yoga
Volevo cominciare la giornata con un bel post sull’attenzione, su quel che regala e soprattutto su cosa insegna lo yoga sull’attenzione. Ma è una giornata piovosa e fredda e io sono metereopatica. No, non è vero. A me le giornate di pioggia piacciono così come mi piace stare al caldo mentre fuori fa freddo. E’ proprio che oggi non riesco a vedere oltre le nuvole. Capita, non a caso il lunedì dell’ultima settimana di gennaio è il blue monday, ovvero il giorno in cui gli stati depressivi o le semplici malinconie raggiungono lo zenith. Perché l’inverno è ancora lungo, la luce ancora poca, le vacanze lontanissime. Durante gli anni dell’Università, quando motivi per essere triste ne avevo davvero pochissimi, ma la vita bisognerebbe viverla al contrario come Benjamin Button insegna, il mese in cui decidevo di lasciare l’università e Bologna, era sempre febbraio, passava febbraio e non ci pensavo più, così il terzo anno cominciai a capire che ci doveva essere una connessione tra la mia tristezza e il freddo e quindi smisi di lamentarmi e di intristirmi, almeno a febbraio.
Quindi sono metereopatica o no? Non interessa a nessuno lo so, ma io sono qui per capirmi, quindi interessa a me. Probabilmente la mancanza di luce influisce sull’umore di tutti e per non risentirne bisogna che incroci situazioni di felicità assoluta, praticamente è più facile vincere la lotteria.
Oggi sento forte la stanchezza di dover sempre motivarmi e non ho voglia di trovare mezze felicità, nuove strategie per giustificare né me stessa né le ovvie meschinità umane, non voglio trovare ragioni per sopportare ferite aperte e dolori inestinguibili. Posso? Non ho voglia di ripercorrere ragioni non mie e farmi carico di tossicità altrui, relazioni insanabili e giustificazioni d’accatto. Sono come sono, siete come siete. Ognuno per sé e dio per tutti, va bene così?
Stanchezza da mancanza di luce, si potrebbe dire. Vorrei lasciare andare le persone che mi riportano indietro, sempre, ostinatamente.
(Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l’altro. Non troverai sole né luna, nessuna direzione, e forse nemmeno il tempo. Soltanto una sabbia bianca, finissima, come fosse fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo. H. Murakami)
da Gallinacciainfuga | Gen 10, 2025 | cancro al seno metastatico, Cose di Galline, Yoga
Mi capita spesso di ricordare un luogo, una via, una piazza, un locale dove posso aver mangiato o bevuto qualcosa, ma di non ricordare dove fossi, a quale latitudine. Una strana sensazione, cerco di ricostruire meglio il mio ricordo e qualche volta sono quasi sicura che quel ricordo riguardi proprio quella città, ma poi si allontana e sono altrettanto certa che potrebbe non essere proprio quella città. Mi capita anche che con i libri che leggo sul Kindle, tendo a dimenticare il titolo, cosa impossibile se il libro è di carta, questo mi fa pensare che la mia memoria del titolo dipende dal medium, un libro di carta ce l’ho tra le mani e rileggo il titolo ogni volta che lo apro, mentre il titolo di un libro elettronico lo leggo solo quando decido di leggerlo. Probabilmente ho una architettura cognitiva analogica, però lo detesto in ogni caso. Detesto non ricordare dove fossi quando mi viene in mente il mercato della frutta con quella luce di quel pomeriggio, quella pi.ccola piazza di cui ricordo perfettamente la fontana, mi fa pensare che i miei neuroni siano in caduta libera. Ma poi realizzo che in effetti fino a un certo punto della mia vita dimenticavo molto, ma molto di più. Anche se c’erano cose che proprio non avrei potuto dimenticare, come il titolo di un film, cosa che ora mi succede spesso, potevo dimenticare oggetti importanti dovunque, perdere sciarpe, occhiali e perfino borse con una frequenza impressionante e dimenticare volti e conversazioni con una velocità supersonica. Non mi succede quasi più, sono molto più concentrata e chi continua a trattarmi come una persona sbadata, non immagina che riesco a registrare ogni azione che basandosi su una me che non esiste più, intercetta con precisione ogni tentativo di manipolazione. E’ come se avessi acquisito un super potere. Ma del resto la concentrazione è un super potere. Non mi si può dire più: te l’avevo detto e farla franca, forse ti sei dimenticata e sperare di cavarsela. Non mi ribello, faccio finta di essere la scioccata di sempre. Ma intanto ho assistito a una rivelazione
da Gallinacciainfuga | Gen 6, 2025 | cancro al seno metastatico, Fuga, Yoga
tra Capodanno e l’Epifania è tornato a trovarmi il dolore lombare, che gentile, solo che questa volta è leggermente più su, un dolore lombo dorsale, lo definirei. Comunque siccome so come farlo accomodare senza che si senta del tutto a suo agio aspettando che se ne vada, ho cercato di non fermarmi del tutto, ho una tecnica ormai di cui non parlerò perché non ho alcuna intenzione di sprecare parole per un dolore lombare. Comunque oggi avevo dei piani, dovevo fare questo e quello ma poi i piani sono saltati e ho ricevuto una telefonata, quindi mi sono ritrovata vestita e truccata per strada alle nove del mattino, senza sapere più che farne della mia mattinata ed è stato uno di quei momenti, frequenti, in cui avrei voluto buttarmi a terra e piangere. Ma avevo il cappotto bianco.
Mi sono rifugiata nella solita Coop sotto casa, fingendomi indaffarata, ho cercato il pane affettato di semola che uso per la colazione e che era finito, ma naturalmente non c’era e ho dovuto far finta di aver bisogno di altro per dare un senso alla mia presenza nella Coop vestita e profumata come una dama un po’ fané, molto fané. Ma l’unica cosa che mi serviva era Ace denso blu ed era troppo pesante per trascinarmelo a casa.
Ho sentito dentro le ossa che l’Epifania che tutte le feste porta via è la peggiore delle domeniche senza essere una domenica, quella che ti ricorda che c’è solo quella terrificante interrogazione di greco davanti a te e che le vacanze sono così lontane, che siccome hai pure il dolore lombare, non è neppure detto che quest’anno le vedrai o che vedrai il mare e che nuoterai felice.
Quindi sono tornata a casa, mi sono vestita da persona normale che va in piscina e sono andata in piscina a nuotare.
Ah beh.
da Gallinacciainfuga | Gen 2, 2025 | cancro al seno metastatico, Cose di Galline, Yoga
ritorno alla base e alla routine, che poi è ciò che determina la base. Le cose da fare che ti fanno sentire nel flusso oppure nel giusto, perché ti danno la sensazione di fare la cosa giusta. Viviamo in auto ipnosi; uno schema ci tranquillizza più di quello che contiene lo schema, ma non sottilizziamo, va bene perché ci porta avanti, ci fa andare avanti. La routine di stamattina è la lezione di yoga, la spesa e l’organizzazione di cose e persone, nomi , fiori e città. Qualche complicazione questo mese porterà per forza; ci aspetta una ristrutturazione, più complicata di quella appena fatta, occorre svuotare la casa e andarsene per un po’. Altre certezze sottratte e altre routine da inventare. Mi fa male la schiena solo a pensarci, ma un giorno alla volta, diventerà la normalità, per qualche tempo. Il tempo di rimandare, un po’ rimanderò e poi questa cosa, la affronterò. Magari interpello Marie Kondo, il cui libro (Il Magico Potere del Riordino, per i due o tre che non lo conoscono) non smette di guardarmi e rimproverarmi da anni. Neppure la serie su Netflix ho mai osato guardare. Ma ora non c’è scampo.
Un giorno alla volta, ricominciamo sempre.
da Gallinacciainfuga | Dic 31, 2024 | cancro al seno metastatico, Le grandi domande, Yoga
non ho propositi per il nuovo anno, ho cambiato tutto quello che potevo cambiare nel corso del tempo e poi mille volte ancora e sono diventata capace di ribaltare ogni singola certezza in pochi minuti, so bene che adattarsi ai cambiamenti è di per sé una soluzione. Non ho neppure sogni da realizzare, posso sognare con quello che ho, ho imparato tutto questo in anni già passati. Forse, caso mai e con un certo ritardo, comincerei a togliere o almeno a ridurre e a fare spazio. Fatti una vita interiore, diceva in una lettere Pavese a Fernanda Pivano, che una vita interiore, secondo me, ce l’aveva. Ma di tutti gli anni trascorsi è l’unica cosa che mi sento di portare nel nuovo anno, una vita interiore e senza inutili orpelli. Una vita interiore francescana, oserei dire. Come il silenzio di questa mattina. Siamo essere e tempo, l’ho letto qualche giorno fa su un post di Mancuso, cioè mi ricordo di Heidegger, ma come tanto altro, l’avevo dimenticato, in quel continuo rimando a contenuti perduti e ritrovati e non so mai se quel che recupero in realtà continua a esistere dentro di me anche se mi sembra di averne perso la memoria. Capita a tutti credo, siamo quello che abbiamo imparato anche se ci sembra di dimenticarlo, oltre a essere “essere e tempo”.
Quindi il tempo, limitato per tutti, è esattamente quello di cui siamo fatti e non aggiungerò cose banali sul tempo, almeno per oggi
Sto rileggendo Memorie di Adriano, quando l’ho letto la prima volta non l’ho capito, una di quelle situazioni in cui un’insegnante che mi avesse chiesto del libro, avrebbe detto; se anche hai studiato, non hai assimilato. Mi sembra di leggere un libro completamente nuovo, è che sono più capace di essere Adriano nel mio tempo e come Adriano (o come Marguerite Yourcenar ) “sono giunto a quell’età in cui la vita è, per ogni uomo, una sconfitta accettata”. Non c’è alcuna malinconia in questa scoperta. Accettare è di per sé risolvere e l’avevamo già detto, quindi non aggiungerò una parola inutile sul tempo . Spenderò bene il mio tempo. Spendete bene il vostro tempo.
da Gallinacciainfuga | Dic 19, 2024 | cancro al seno metastatico, Cose di Galline, Yoga
Sono andata in profumeria per concludere la liturgia natalizia dei regali, ci sono andata ieri mattina piuttosto presto e ancora non c’era nessuno, volevo comprare una matita per gli occhi per me e poi un regalo, sul quale avevo idee vaghe. Mentre storcevo il naso perché i profumi sentiti fino a quel momento non mi erano piaciuti, solo due comunque, ho notato che la commessa era infastidita ma poi è arrivata una signora che prima di entrare e di dire buongiorno l’ha sgridata perché non era ancora arrivato il mascara e la matita marrone di Dior che aveva ordinato. La commessa, forse neppure una commessa, una promoter di Dior, quindi a sua volta ospite della profumeria, ha detto un po’ imbarazzata che la merce era appena arrivata. Ma come, ha proseguito la signora, mi dovevi chiamare, perché non mi hai chiamata? Erano le nove e mezza e se la merce era arrivata quella mattina, si capiva pure il perché. Comunque la signora, non soddisfatta, ha pure aggiunto: io ora ho fretta, ripasso poi. Doveva essere avvisata, il mascara e la matita dovevano arrivare prima, ma lei aveva fretta, era passata solo per rimproverarla, immagino.
Così mi sono vista, mentre sentivo il profumo che non mi convinceva, pur essendo il profumo che io le avevo chiesto di sentire. Ho capito la sua insofferenza profondamente, perché in effetti ero io ad avere dei dubbi su quel regalo e ho trasferito su di lei la mia insofferenza. Perché è il regalo di Natale che faccio a chi ogni anno mi dice che non vuole regali e infatti quasi sempre fa finta di dimenticarli in fondo al cassetto prima di ripartire, ma finisce che glielo faccio lo stesso, anche se so come va a finire e capisco pure che se poi, dopo avermi detto di non volere nulla, lo dimentica, il problema sono io che insisto.
Quindi mentre ritrovavo il buon umore perché in fondo non ero la più antipatica in negozio, ho rivisto il cappellino prezioso appeso sul suo stendino di Londra dopo la lavatrice e definitivamente estinto due giorni dopo il Natale, (dopo che lo avevo amorevolmente accudito per circa 4000 km tra andate e ritorni dal luogo di acquisto a quello di consegna e per circa due mesi) ho rivisto la meravigliosa pashmina di vero pelo di capra del Cashmere che a comprarla ora meglio un Cartier, infeltrita e stremata sul solito stendino, un calendario gemello con il mio che immaginavo avremmo staccato entrambi giorno per giorno di cui nella sua casa non c’era traccia, ma pure una borsa strepitosa che quando scartò, guardò sconfortato. Sia molto chiaro, è lui che non capisce i miei regali e insomma, cara commessa promoter di Dior, non sei tu, sono io, anzi, è lui, che mi rovina la liturgia natalizia dei regali, scusami se ti ho infastidita, è che io ho il mio personalissimo Scrooge, lo stesso bambino che alla mia domanda: ti piace l’albero? Rispondeva anno dopo anno: NO. Che mi guardava un po’ infastidito quando tornavo a casa con le buste dello shopping natalizio. Ma posso rovinare le tradizioni natalizie proprio ora? Prenderò un regalo per il quale mi ringrazierà perché almeno tenta di non spezzarmi il cuore, e che poi forse dimenticherà spezzandomi il cuore. Ma saremo contenti di non aver rovinato le nostre tradizioni anche quest’anno, di aver trovato il modo perché continui a dirmi: no, l’albero non mi piace (t piasc o presep?).
Però, il senso del post era una altro: non maltrattate le commesse se non siete convinte dei vostri regali o delle reazioni dei vostri figli ai vostri regali.
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