Sorridi, sono solo 40 gradi
Infilata in un negozio per sfuggire all’afa e in attesa della partenza del mio treno cerco di ricordare l’ultima volta in cui ho cercato riparo per il tempo, mi viene in mente Venezia in una giornata di pioggia spaventosa in cui perfino il negoziante sbigottito come me e mio figlio ci fece segno di entrare e poi una bufera di neve parigina in cui in un’ora cadde la neve di anni. Probabilmente già situazioni estreme e segnali di cambiamento del clima, non lo so, non sono davvero un’esperta dell’argomento, però ho abbastanza memoria storica da ricordare che le notti tropicali non esistevano a queste latitudini e che la sera e la notte si poteva respirare anche col caldo e poi che il caldo insopportabile davvero durava poco e che a un certo punto pioveva.
Poi tutto questo è finito. Comincia a fare il caldo dell’inferno se tutto va bene a giugno e finisce a ottobre, non piove, non si respira, chi può si protegge e chi non può si arrangia, che muoia pure. Tanto a chi importa? Fiumi di bugie e di pagine Instagram sulle meravigliose vacanze (all’interno delle case, degli alberghi e delle auto) perché tutto sembri perfetto, non vorremo fare la figura di quelli che non si divertono? Se si prende un’autostrada si frigge se si prende un treno non si arriva mai e se si arriva o sei congestionato per freddo oppure il caldo, solo per miracolo , non ti ha ucciso, tertium non datur.
Ma a chi importa? Va tutto bene, benissimo. Sorridi.
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