Poche cose sono più deprimenti dello shopping quando lo pratichi nel posto sbagliato. Non so se è qualcosa a cui sono sensibile ora e magari prima non ci pensavo neppure, sensibilità da gallinaccia, in ogni caso trovo triste il piacere tutto femminile di non sorridersi nei negozi, tra il camerino e la scelta del capo da provare, se le signore sono alla moda soprattutto, se ritengono di dover dimostrare qualcosa ancora di più. Mi spiego meglio; la situazione è quella del negozio dove si cerca di scegliere quanto di più chic propongono le nuove collezioni, sembra che sorridere non sia chic, la cosa più chic da dire è: “E va bene, ma questo è una 40 se non lo vendete a me, non so proprio a chi potete venderla…”, e magari dirlo facendo in modo che sentano tutte, ma proprio tutte.. Io lo so, dovrei preoccuparmi di cose più importanti, dovrei essere triste per cose più serie, la guerra, la Siria e la Palestina, ora pure l’Ucraina, lo so. Ma mi intristisce assai il pensiero di qualcuno che sfoga il suo livore sfoggiando una taglia 40. Non essendo neppure bella, lo so ridurre a questo il discorso  è come mettersi allo stesso livello di munizioni. Allora dico che la vita sarebbe più semplice se anche in un negozio le donne non si guardassero in cagnesco, galline, gallinacce e sgallettate, sorridessero, si dicessero cose come; quel vestito sembra fatto a posta per te. Invece no, eccole accapigliarsi per quell’unica taglia che non sta bene a nessuna delle due, perché la taglia sarà sempre la 40, ma gli anni non aiutano, per quell’unica griffe che le rende goffe, mai un sorriso, sempre torve. Che poi vuol dire anche: quella taglia è l’unica cosa che ho, devo difenderla. E’ triste, no?

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